
Raffaele Barbieri
La routine mattutina di un pescatore professionista è cadenzata più o meno dalle stesse piccole ritualità che si sogliono tramandare di famiglia in famiglia. A seconda della stagione ci si alza più o meno presto, ma ciò che fa da spartiacque tra il sonno e l’operatività sono le prime luci mattutine. Poco prima dell’alba, ci si alza, si beve una tazza di caffè per riprendersi dal torpore del sonno e poi si indossano gli indumenti che al giorno d’oggi non mancano di rendere meno ardua la sopportazione del freddo vento mattutino.
Chi frequenta le sponde del lago d’Iseo, sa benissimo che le mattine ventose sono una caratteristica peculiare. “El Vet”, cosi viene chiamata la fredda brezza che, scendendo dalle pendici del monte Guglielmo, si incanala tra le montagne che fanno da pareti a questo meraviglioso gioiello della natura. La magia del lago d’Iseo sta infatti nella sua conformazione geologica e nelle sue dimensioni. Un piccolo lago con un microclima unico e una biodiversità talmente ricca da essere stupefacente.
La domanda sorge perciò spontanea: ha senso l’esistenza della pesca professionale oppure è un’attività troppo invasiva? Per chi vi scrive la risposta è semplice, la pesca infatti la ritengo parte integrante del microcosmo del lago. Molti hanno la concezione che essa sia un’attività distruttiva, ma nel corso degli anni si sono susseguite una serie di normative che hanno portato sia ad una drastica diminuzione di coloro che operano sulle acque sia all’incremento dei periodi di divieto di pesca. Si è passati infatti da 150 possessori di licenza professionale negli anni ’70, ai 30 attuali. Oltre a ciò, se si osservasse con attenzione il regolamento attualmente in vigore, si vedrebbe come in realtà per lunghi periodi, pur essendo catturabili le varie specie ittiche, è proibito l’utilizzo delle reti atte a pescarle.
È un regolamento quello del lago d’iseo che certamente ha le sue lacune, ma che è precursore nella difesa della biodiversità. Limiti di pesca temporali, numero chiuso delle licenze professionali e operatività costante dell’incubatoio ittico di Clusane sono dei capisaldi che permettono al pescatore di guardare con fiducia al futuro.
Purtroppo, nonostante tutte le iniziative che si sono assunte per il miglioramento degli habitat lacuali, si assiste ad un costante calo della presenza dei pesci. A mio avviso la pesca professionale è presa dai più come una facile scorciatoia per giustificare tale calo, è un facile capro espiatorio da identificare e da colpevolizzare. Difficile da accettare è che anche la pesca dilettantistica ha il suo impatto (basti pensare durante la frega delle sardine quando sulle sponde del lago si assiepano migliaia di pescatori con le canne avidi di fare man bassa di facile prede). Ma ancor più difficile è accettare che l’impatto delle continue costruzioni di abitazioni lungo le sponde del lago, così come il costante aumento di motoscafi di piccole e grosse dimensioni, abbiano degli impatti devastanti sull’economia degli habitat lacuali.
Con queste poche righe ho voluto presentarmi e presentarvi le molte tematiche che affronteremo nel proseguo. Sono un giovane pescatore professionista, che crede fermamente che nel XXI secolo fare il pescatore sia un’attività che ti lega indissolubilmente alla Natura. Con essa si entra in un rapporto tale che diventa necessario, quasi quanto l’ossigeno, immergersi in essa. Da essa ci si lascia sommergere, ma è nell’atto del perdersi tanto nella sua semplicità quanto nella sua complicatezza che si ritrova se stessi.
Raffaele Barbieri