Filippo Gavazzoni: «Ragioniamo sulle Anguille del Garda, dati e studi alla mano»

Le Anguille

Questa è una considerazione che provo ad esprimere dopo aver studiato alcuni rilevamenti scientifici per il Lago di Garda, pubblicati nel giugno del 1990, nel testo redatto dal Ministero dell’Ambiente, Univ. di Milano e ISPRA – Istituto dell’Ambiente dal titolo: “𝗜𝗹 𝗟𝗮𝗴𝗼 𝗱𝗶 𝗚𝗮𝗿𝗱𝗮 – 𝗘𝘃𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗧𝗿𝗼𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗖𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗔𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗔𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶”. Premetto che ricoprire un ruolo come politico/amministratore sia nel mio comune, in qualità di assessore che nella Comunità del Garda come vice presidente, significa prendersi carico di una grande responsabilità: ovvero fare il bene del proprio territorio, in questo caso il Lago di Garda. Per fare questo bisogna studiare e tanto anche. Bisogna farlo a 360°, leggendo pubblicazioni scientifiche, parlando tanto con gli scienziati (spesso biologi/ittiologi e limnologi, nel nostro caso), quanto con i pescatori, per legare quanto più possibile conoscenza empirica, saggezza popolare e verità scientifica.

Ecco che questo testo, tra i tanti studiati, mi ha permesso di trovare dati da ricerche antecedenti gli anni ’90, circa la presenza di PCB nel nostro lago; una sostanza che, per la sua scarsa solubilità in acqua e la lenta degradazione, risulta tra le più persistenti in natura, creando potenzialmente fenomeni di bio-accumulo. Nel Lago di Garda questa sostanza è venuta alla ribalta nel 2011, quando il Ministero della Salute vietò la pesca e la commercializzazione dell’Anguilla proprio per l’accumulo di questa sostanza nei suoi tessuti. Questo cosa causò? Causò che, da allora, l’Anguilla non fu più immessa artificialmente nel Garda. Ciò perché, dopo la costruzione e la posa dell’ultima paratia dell’Edificio Regolatore del Garda (diga di Salionze), a metà degli anni ’50 circa, l’Anguilla non poté più risalire naturalmente dal mare al lago, obbligando quindi un’immissione artificiale per “scavalcare” tale manufatto. All’Anguilla rimase possibile solo migrare dal lago verso il mare, ma non viceversa. Il risultato? Ovvio, oggi è in forte calo nel Garda.

Durante le mie conferenze, spesso mi si chiede come mai queste Anguille sono state contaminate o meglio da dove arriva questa contaminazione. Una risposta certa e definitiva non c’è ancora, non l’hanno nemmeno gli organi di controllo da quello che ho constatato. Detto questo, due sono le teorie per me più accreditate o almeno quelle che mi convincono maggiormente, visto che di certezze non abbiamo prova. La prima è che l’Anguilla, essendo molto longeva, abbia avuto nel tempo la possibilità di accumulare tale sostanza che, date le caratteristiche sopra dette, come la lenta degradabilità, tende ad accumularsi nell’animale e quindi a raggiungere livelli oltre i limiti consentiti. La seconda, che comunque non esclude in parte la prima, è che siano state immesse già contaminate quando prelevate altrove per i ripopolamenti necessari, come detto, dopo la costruzione della diga. Due ipotesi che possono trovare riscontro nella logica, ma che non hanno alcuna validazione scientifica, soprattutto la seconda, mi sembra giusto specificarlo. A supporto della seconda ipotesi però, posso portare un dato certo, ovvero un dato che ho recuperato proprio nell’autorevole testo che ho citato ad inizio articolo.

Nelle tre stazioni prese in esame nel Lago di Garda, ovvero Peschiera, Desenzano e Toscolano, i valori di PCB medi, espressi in ng/g, sono rispettivamente molto modesti, tali da non ravvisare alcun problema significativo di contaminazione (come riportato letteralmente nel testo). La stazione di Peschiera del Garda, addirittura, nonostante le basse concentrazioni generali del Garda, ne ha la metà in media delle altre due. Il fatto degno di nota invece, è che in altri laghi nel mondo sono state registrate concentrazioni da 2 a oltre 6 volte quelle trovate nel Lago di Garda (sempre da tabelle nel testo descritto). Nel Lago di Costanza, per esempio, le concentrazioni medie furono calcolate in 136 ng/g, quando a Peschiera del Garda erano 14 ng/g; nel lago Vattern (Svezia) addirittura 165 ng/g.

Alla luce di tutto e valutando possibilmente nuove analisi specifiche, da confrontare con queste emerse ormai oltre 30 anni fa, si potrebbe davvero pensare di “voltare pagina” e ripristinare un reintegro dell’Anguilla nel Lago di Garda insieme ad una scala di rimonta selettiva all’Edificio Regolatore (diga), in quanto, seppur per il lento smaltimento del PCB, questo fenomeno è evidentemente destinato a ridursi. Non è una questione economica a doverci guidare verso questa scelta, si è infatti smesso di immetterle nel 2011 perché non si potevano più pescare causa “fermo pesca del ministero”, ma piuttosto la volontà che tutti ci dovremo esprimere serenamente e con i dovuti modi verso un riequilibrio della biodiversità e dell’ecosistema lacustre. Aumentano le specie aliene e diminuiscono le autoctone, non può essere una cosa accettabile.

Certo i costi non saranno bassi, ma il Lago di Garda ha ancora le caratteristiche qualitative, dimostrate dalle Arpa Veneto e Lombardia e Appa Trento, per poter pretendere che le sue specie ittiche ed il suo habitat possano insieme tendere verso un futuro migliore, un passo alla volta.

Filippo Gavazzoni

3 thoughts on “Filippo Gavazzoni: «Ragioniamo sulle Anguille del Garda, dati e studi alla mano»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *